I Takeaway Più Sorprendenti
Primo: Ulisse non è (solo) un eroe, è il primo dei migranti
Il vero colpo di genio del progetto è il suo cambio di prospettiva. L’analisi non si ferma all’eroe astuto e coraggioso, ma scava più a fondo, presentando Ulisse come “viaggiatore, migrante, sopravvissuto, uomo tra nostalgia e desiderio”. Per rendere questo concetto un'esperienza vissuta, gli studenti non si limitano a guardare delle foto: entrano in una “galleria di immagini” allestita in classe. Durante una camminata silenziosa, osservano immagini a confronto: le fotografie dell'Afghanistan negli anni '60, pieno di vita, e le immagini di oggi, segnate dalla guerra; accanto, le foto dei barconi carichi di migranti. Guidati dal metodo "SEE-THINK-WONDER", questo parallelo visivo tra il viaggio di Ulisse e le tragedie contemporanee costruisce una consapevolezza storica e, soprattutto, un’empatia profonda. Ma come trasformare questa nuova empatia in un dialogo attivo? La risposta sta in un'inaspettata conversazione con il passato.
Secondo: Si può dialogare con il passato (grazie a un chatbot)
In questo laboratorio, gli studenti non si limitano a leggere del mito: lo interrogano. Durante l'attività "Dialogo con il mito", ogni gruppo prepara una serie di domande per un personaggio specifico – Ulisse, Penelope, Calipso, Polifemo – per scoprirne desideri, paure e motivazioni. L'innovazione sta nel "come" avviene il dialogo: il docente proietta un chatbot su una lavagna interattiva multimediale (LIM) e, facendosi operatore, permette agli studenti di "intervistare" pubblicamente il personaggio. L'attività diventa un evento collaborativo, non un'interazione privata. Questo metodo trasforma l'apprendimento da passivo ad attivo, costringendo a pensare criticamente a come porre le domande per svelare l'umanità, le contraddizioni e la modernità nascoste dietro figure millenarie. È l’incarnazione perfetta dello scopo del progetto:
Intrecciare mito e realtà, immaginazione e attualità, attraverso il tema universale del viaggio.
Terzo: La tecnologia non è la materia, ma il linguaggio
Il progetto insegna che la tecnologia non è un fine, ma un insieme di nuovi linguaggi per esprimersi. Nel laboratorio di "Visual storytelling con IA", gli studenti non usano semplicemente un generatore di immagini, ma imparano a diventare direttori artistici. Vanno oltre le richieste semplici per scrivere prompt dettagliati che specificano soggetto, azione, atmosfera e persino stile artistico, dando vita a un "museo" di opere uniche. Ma la padronanza espressiva non si ferma al visivo. Gli studenti acquisiscono fluidità in un intero ecosistema comunicativo: danno voce alle loro storie creando un "Podcast mitologico", si cimentano nel "Public Speaking" interpretando il discorso di un eroe e persino nel songwriting, componendo canzoni che legano il mito all'attualità. L’insegnamento più grande è che l'IA, la produzione audio e la performance orale non sono solo competenze tecniche, ma strumenti espressivi potenti con cui reinterpretare temi senza tempo per una nuova generazione.
Quarto: Il vero viaggio è la trasformazione personale
La struttura stessa del corso è un viaggio. Il primo incontro si apre con una domanda fondamentale: "Perché si viaggia?". Gli studenti rispondono creando una mappa concettuale a forma di "albero": le "radici" rappresentano le cause profonde del partire (guerra, povertà, amore, curiosità), mentre i "rami" simboleggiano le speranze (libertà, salvezza, casa, conoscenza). Dieci incontri dopo, nell'attività conclusiva "reloaded", la stessa domanda viene riproposta. La risposta, questa volta, è diversa, arricchita da tutto il percorso fatto. Questo processo di crescita viene documentato in un prodotto finale che è molto più di una raccolta di lavori. Non è una semplice cartellina, ma un "Diario di Bordo" meticolosamente strutturato: un journal guidato dove ogni attività, dalla mappa-albero iniziale agli script dei podcast e alle riflessioni finali, viene documentata e analizzata. Qui sta il vero obiettivo: la creazione di artefatti è il mezzo, ma il fine ultimo è la trasformazione "personale e consapevole" degli studenti e del loro modo di guardare a sé stessi e al mondo.
Conclusione: uno sguardo al futuro
“Il ritorno di Ulisse” è molto più di un progetto scolastico. È un modello potente di come l'educazione possa e debba costruire ponti: tra passato e presente, tra discipline umanistiche e tecnologia, tra apprendimento e sviluppo dell'empatia. Insegna che le storie antiche non sono reliquie da conservare in un museo, ma bussole per orientarci nella complessità del nostro tempo. E questo ci lascia con una domanda fondamentale. Se un poema antico può insegnarci tanto sul nostro presente, quante altre chiavi di lettura per il futuro si nascondono nelle storie che pensavamo di conoscere già?
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